"Un tesoro di Lagotto”


L'anello di congiunzione tra... gabbia e divano. Il progetto di un gruppo di volontarie contro i maltrattamenti.

 

Conoscete il Lagotto romagnolo? E' una razza cananina che noi di "Abbaiare in Italia" amiamo in modo particolare perchè la nostra meravigliosa mascotte, la dolcissima Maggie, è proprio una lagottina. 


Per lo più il lagotto è noto per il suo eccezionale olfatto, che lo rende "specializzato" nella ricerca del tartufo.  E infatti anche il lagotto Randy in Abruzzo era "usato" per questa ricerca. E lui il tartufo lo aveva trovato... solo che, per errore, lo aveva anche rotto. Un errore che gli è costato caro! E' stato punito con un calcio ben piazzato, che gli ha sfondato la mandibola. 

Fino a che una volontaria lo ha segnalato a Roma alle responsabili del progetto Un tesoro di lagotto, che si sono date subito da fare per rendere possibile una ricostruzione con la chirurgia plastica. Randy, state pur sicuri, calci in bocca non ne prenderà più, e oggi non ha alcun problema... se non fosse che non può passare sotto i metal detector indisturbato che, al suo passaggio, suonano tutti come un'allegra sinfonia di rivincita! Ma cos'è Un tesoro di lagotto? Ne parliamo con una delle sue fondatrici, Giulia.


Giulia, in cosa consiste il  vostro progetto?

E' una scommessa, nata dalla voglia di dare voce agli ultimi. Siamo un gruppo di volontarie (alcune romane, una campana, una toscana ed una milanese ) che ogni giorno da circa 8 anni cercano di dare una seconda possibilità a cani maltrattati o abbandonati. Al momento curiamo le adozioni di un canile della provincia di Caserta con circa 1000 cani, oltre ad occuparci delle 'emergenze di strada'. Ci siamo accorte ad un certo punto che spessimo a subire malatrattamenti sono proprio i lagotti, una razza che non ha alcuna tutela ufficiale.. E allora perchè non essere l'anello di congiunzione tra gabbia e divano anche per loro? Del resto quello è il nostro motto, anche per i lagotti!  Così quasi per gioco è cominciato il progetto che ha avuto una crescita davvero significativa.


Come vi arrivano le segnalazioni e come aiutate concretamente i cani?

Sono ormai anche i tartufai che ci chiamano direttamente: "Sto lagotto n'è bbono, me ne devo liberare". E poi ci contattano tanti altri volontati da tutta Italia. E noi difficilmente ci tiriamo indietro. Organizziamo il loro recupero fisico su Roma. Il trasferimento è la cosa piu complicata da fare e spesso ci tocca girare per le campagne italiane alla ricerca di questi cani segnalati. Una volta arrivati da noi, comincia la loro rinascita. Il primo passo è ovviamente sanitario e spesso, prima che 'passino il tagliando', ci vogliono molta chirurgia e molte cure... E in questo Angela, infermiera veterinaria cofondatrice del progetto, è la leader indiscussa del loro recupero. Una volta che li abbiamo 'RINCOLLATI', passiamo alla fase di riabilitazione psicologica. Abbiamo deciso di affidarci solo a persone competenti e valide e pertanto tutti i nostri lagotti vengono accuditi in strutture con educatori competenti, che possano aiutarci nella loro valutazione e soprattutto nella loro riabilitazione. Questo permette un più rapido superamento delle loro paure e, soprattutto, una più vincente formula di affido. Con una valutazione completa del cane è più facile essere la loro voce e trovare la giusta famiglia, che possa renderli felici per sempre.


Quanti lagotti siete riuscite ad aiutare? 

Solo nel 2018 sono stati adottati in 11 e altri 5 sono in fase di valutazione della loro adozione. Da ottobre 2016 credo che superiamo la cinquantina, ma la cosa più bella è che da tutti gli adottanti abbiamo aggiornamenti continui e "i piccini" oggi sono davvero irriconoscibili.  Non sempre riusciamo ad aiutarli tutti. Noi viviamo solo di donazioni e solo la retta mensile nelle strutture che li ospitano, senza le spese veterinarie, costa tra i 120 e i 150 euro a cane al mese... Spesso i limiti sono oggettivi e non superabili dai nostri desideri di salvarli. Io non riesco quasi mai a dire di no. La mia squadra mi sgrida sempre perchè capita che andiamo olltre le nostre possibilità e, quindi, il mio lavoro raddoppia ma, nonostante siano anni che lavoriamo per combattere il randagismo, ancora non sono riuscita a superare il dolore di non poterli aiutare tutti. Ogni volta che devo dire no, per me è una sconfitta.


Ci racconti una storia che ti è rimasta nel cuore?

Ricordo come se fosse ieri il primo recupero del primo lagotto, Lucio, che oggi credo sia il più viziato del mondo. Come è andata? Segnalazione in un paesino del frusinate, irraggiungibile, senza che nessuno lo potesse avvicinare. Il piccino era stato maltrattato e trovato malconcio in un bosco. Giornata di diluvio universale, io e Angela in una macchina scassata cominciamo l'avventura che si è rivelata tra le più rocambolesche: telefoni isolati, cinghiali che volevano caricare la macchina, strade ripidissime e senza guardrail, tante risate e tanta voglia di fare la differenza. Arrivate nell'unica piazza del paese, incontriamo la ragazza che ci ha contattato. Ha al guinzaglio, più che un cane, un ammasso di sporcizia e peli. Tempo di caricarlo in macchina, subito dopo ci appare davanti un incrocio maremmano, sconsolato, bagnato con gli occhi tristi. "E' di qualcuno?" chiediamo in giro.  "No, anzi va levato da qui: non lo vogliamo" ci viene risposto. Ecco fatto. Se prima eravamo in 3, adesso siamo in 4 a tornare indietro. La stanchezza, la fatica e le risate sono aumentate a dismisura nel viaggio di ritorno e dopo 6 ore, finalmente sotto la doccia, ho realizzato che il progetto dalle parole era passato ai fatti per i lagotti e spesso per chi li accompagna, come nel caso di Giulio, il gigante mix maremmano che ha avuto il suo maxidivano dopo poco.

Se volete conoscere meglio le volontarie del progetto e magari supportarle, potete visitare il loro sito e scrivere all'indirizzo ambraegiulia@gmail.com.